NUMERO UNO - FASH

NUMERO UNO - FASH

 Nonostante l’ambiguità del nome, possiamo dirvi con certezza che non tiene un busto del duce sul mobile accanto agli spray. La sua prima tag risale al 2009. 15 anni e tanti graffiti dopo, su tutte le superfici, in occasione della stampa della sua prima fanzine dedicata, Fash ha risposto a qualche domanda di sashat del team di 0331.

Cosa rende rilevante ed autentico un writer? 

Sono sempre stato schierato dalla parte dello stile piuttosto che da quella della quantità. I primi graffiti che ho visto mi hanno impressionato per le forme, mi chiedevo come si facesse ad immaginare di fare una lettera in un determinato modo così stiloso. Alla fine il film che fa nascere i graffiti è Style Wars, se fai i graffiti devi fare lo stile così come se devi giocare a basket devi buttare la palla nel canestro. Eppure allo stesso tempo ci sono anche dei king che fanno la stessa traccia in continuazione, basta pensare a 10Foot. Non c’è niente di male, anzi quella semplice traccia di solito è potentissima. La bellezza di questo gioco è di poterlo vivere con grande libertà, di poterlo interpretare. Quando fai la tua roba con sincerità traspare, è l’attitudine che fa l’autenticità e l’autenticità dovrebbe essere l’obiettivo finale. Comprare argenti e neri e sfondare tutto lo sa fare qualunque dissennato.


Hai un modo di disegnare estremamente solido ma pur sempre istintivo, a tratti infantile. Cosa ti é rimasto di quando eri più piccolo in ciò che fai e quali sono i primi segni che hai visto dal vivo?
Non ho il ricordo di essere stato un gran disegnatore da bambino, direi che ho iniziato in modo rilevante con i graffiti. Di quel periodo ricordo che Enrg, che conoscevo dalle medie e aveva iniziato a dipingere qualche mese prima di me, mi mandava su msn le bozze dove mi mostrava la costruzione delle lettere e mi spiegava le proporzioni. Scuola che non ho mai dimenticato!
Le prime tag che ho visto in città erano proprio le sue, col suo primo nome e la sua prima crew. Quando poi mi ha introdotto a 1st Depot,

il forum dell’epoca, praticamente mi si è spalancato il mondo davanti agli occhi. Ho consumato la pagina di Horfé ed O’Clock, quelle dei Feis di Roma, Aber e Haker, mentre ho una gran cartella di roba di Amaze salvata da Tumblr. Ho visto i primi treni arrivare con dei PRG che sembravano plotterate, dei FUXIA altrettanto incredibili ed è stato bellissimo fare il primo pannello con Bixer, uno di loro. Conservo ancora lo spray nero che ho utilizzato quella sera! Quando poi ho iniziato ad andare a Milano coi miei amici stavamo tutto il viaggio incollati al finestrino a guardare il lungolinea, c’erano robe incredibili: soprattutto di Nemco, tantissimo Caps. E una volta arrivati in città c’erano i flop incredibili di Fayer, Dru, Clark, Panda, Drom, Sage, Pilchi, Goldie: CTO, NZ e FIA.

 




Che processo hai quando dipingi?

Ai tempi lessi un’intervista di Lauda in cui dice che le linee van tirate una volta sola per il flow del pezzo. Non so nemmeno se lui sia ancora d’accordo con questa cosa visto che adesso gli outline li fa a pennello, ma lo ritiro fuori adesso perché è divertente ripensarci. È una regola molto newyorkese, quasi accademica, da disciplina. Io invece spesso mi ritrovo a fare le cose un po’ in ordine sbagliato a volte, ripassando, ricalcando, coprendo. Il pezzo prende forma da sé, cresce su se stesso e mi piace molto, l’effetto finale è molto più vibrante con tutti quegli strati. 

Ultimamente gli stimoli più grandi vengono da fratm Life degli LPM, ci stiamo spingendo a vicenda ed è molto bello.




Qual è il limite dello stile?
Il limite per la mia generazione lo hanno messo i PAL. La serranda di Horphée in Montana Diaries con quella P tracciata da sotto tutta spanciata ce l'ho stampata in testa.
Ora ad esempio gli ICY a Berlino, e soprattutto Clint176,

, ancora lo stanno facendo. Pagherei per vedere un video in cui dipinge, mica quelli che fanno i flair con l’astrofat su instagram. È roba pregiatissima, preziosissima, in generale per tutta la cultura occidentale, sebbene nessuno lo sappia. Una ricerca formale, gratuita e totalmente disinteressata, dunque sincera: solo i graffiti possono spingerti a farla. Sono avanguardia vera! 

Alla luce di questo, e tornando tra writer, ci sta che non vengano compresi, da un certo punto di vista sono estremi. Ma alla fine la style Wars non è esattamente questo, spingere lo stile il più possibile? Chi storce il naso davanti a Clint e a Saeio senza provare a capire pensando che sia una schifezza totale rispetto a Dondi e Seen è dogmatico. Notare bene: la regola, il dogma è il peggior ostacolo per l’autenticità. In fondo siamo nel 2024 l’energia del writing si è giustamente evoluta. A posteriori, chi nella storia dell’arte direbbe che Matisse è un toy perché faceva delle pennellate grossolane? Eppure gli davano della bestia (fauve)! O che lo era Futurballa perché disegnava i triangoli colorati?


Credi che una persona che si approccia oggi riesca ad orientarsi nell'overdose di video e informazioni a riguardo?

Prima di sicuro c'erano meno riferimenti, ma meglio prodotti. Fondamentalmente credo perché fosse più difficile produrre. Oggi sulle pagine italiani di spotting si vedono foto buttate là, mi urtano particolarmente nell’ultimo periodo. E la stessa cosa per le fanzine, che sono aumentate parallelamente alla nascita dello spotting su Instagram. È troppo facile impaginarsi da soli 200 foto, mandare il file a Pixart e ricevere il pacco delle fanzine a casa. È la stessa cosa che dice Dumbo per le metro in Nero Inferno, “quando è facile per tutti, sai, un giorno c’è uno, un giorno c’è l’altro”, ed oggi è molto facile documentare i graffiti. È invece difficile documentarli bene e dunque comunicarli bene, facendo anche la selezione del caso. Poi dipingere in italia è molto facile, dunque qualsiasi ragazzino che inizia si sente giustificato a farlo pur senza avere la qualità perché non ha il paragone con uno standard dignitoso che dovrebbe essere stabilito dalla cultura stessa. Le informazioni vanno interpretate, non si impara da soli, ma se le informazioni sono caotiche non ne può uscire che il caos. Io non sarei contento di far girare una cosa se qualcuno che lo fa da più di me e che rispetto pensa che faccia schifo. Eppure mi sono ritrovato ad affrontare qualche atteggiamento un po’ arrogante.

Si vede bene nelle città in cui c’è più repressione e dunque dove dipingere richiede più impegno, ad esempio a Berlino. Lì c’è attitudine vera e lo si vede anche negli spotter, una vera sottocultura nella sottocultura: oggi secondo me vengono da lì le informazioni migliori ora, e infatti ci sono dei graffiti incredibili. La Berlino di adesso è la Parigi di 10 anni fa. Ce lo fanno vedere benissimo Der Edelstein e Wuesteneiundluft che ora sono i miei fotografi preferiti, sia per selezione che per qualità di foto. (Altro che antistyle!!!!!!)

 

E quindi chi sfoglia la tua fanzine cosa ci trova?

Provo a fare il mio. Croce e delizia, purtroppo scrivere mi diverte molto, non penso di poter smettere. Sto sempre a scrivere col dito nell’aria, mia ma e i miei amici mi prendono in giro da sempre.

Come si legge in copertina, nella fanzine ci sono 27 foto scattate tra il 2017 e il 2023, sono in ordine cronologico e quando la sfoglio ogni pagina mi riporta a uno dei momenti della mia vita, scandisce un po’ tutti i passaggi, i giri che ho fatto, le persone con cui sono stato. Voglio ringraziare tutti anche qui, per chi è stato con me nei graff e non, e voglio ringraziare tutti gli altri semplicemente per aver letto queste parole che forse nemmeno io avrei letto. Sono abbastanza convinto che parlare di graffiti non serva a niente, nonostante alla fine ne parlerei all’infinito (e lo faccio). Grazie!



Chiudiamo il microfono dello studio dopo due ore, ci sono tante parole e tanti silenzi che non sentirete mai, abbiamo pensato che bastasse questo per farvi capire quello che ci pare di aver capito: che per Fash il writing non è di sicuro una formalità, ma una questione di qualità

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