NUMERO CINQUE - XEEVR

NUMERO CINQUE - XEEVR

Che senso ha un’intervista dal momento in cui vi è la necessità di rimanere anonimi? Cos’altro c’è il bisogno di sapere? Dove prendo ispirazione? Come ho iniziato? Penso che il modo in cui si dipinge parli molto chiaro, e anche se non fosse, cosa importa? Se siete bravi osservatori potrete carpire molte informazioni dai pezzi di ogni writer. 

I graffiti sono un'estensione di ciò che siamo, sono un ottimo strumento per capire chi siamo e cosa ci piace, sta ovviamente al singolo individuo sfruttare al meglio questa pratica che ormai è inevitabilmente intrinseca nella storia umana.


E’ un po’ come guardarsi allo specchio in un certo senso, negli anni si cambia e così cambia il modo in cui si dipinge (non e’ sempre così per tutti purtroppo); ogni pezzo che facciamo definisce a che punto siamo con la nostra vita. Un processo in continuo cambiamento, senza una fine ben definita, con la possibilità di esplorare un'infinità di conoscenze per continuare a ricercare la miglior versione di se stessi. 

Mentre dipingo un pezzo, non faccio altro che pensare a come sarà il prossimo, dovrei concentrarmi di più sul presente ma la curiosità è tanta, e il momento in cui dipingi qualcosa di nuovo che non avevi mai pensato prima o quando prendi consapevolezza di un tuo comportamento che non avevi mai notato prima è una sensazione bellissima.

A questo punto so che stai leggendo tutto il testo, ma del resto se l’hai letto è perché volevi sapere qualcosa di me, giusto? Bene, ti posso dire con certezza che i graffiti mi hanno aiutato a conoscere aspetti di me stesso che non avevo mai preso in considerazione, se sono quello che sono oggi è sicuramente merito anche di questa pratica, nel bene o nel male hanno definito e continuano a definire i miei gusti, le mie azioni e le mie frequentazioni anche al di fuori di quando scrivo Xeevr. 

Niente è per caso, se hai iniziato a dipingere c’è sicuramente una motivazione, spero solo che ci sia la giusta consapevolezza del “perché”, alla fine che senso ha fare una cosa senza saperne il motivo? 

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    Io, Sasha e Anna ci becchiamo in Porta Venezia, a Milano, dove Hood14 ci ha dato appuntamento. Ci accoglie coi vestiti tutti macchiati, ma non dagli spray: sta colorando con un pennarello le fughe di un pavimento perché l’operaio che ha posato le piastrelle ha sbagliato il colore dello stucco. Si mette la maglia da calcio di Usual per lo shooting e poi ci sediamo in uno di quei bar che vende vini naturali perché l’altro, meno hipster, è chiuso.
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    Abbiamo tardato un po’ intervistando Hood14, Marc ci sta già aspettando al bar Rondò, a Milano. In macchina Anna ci chiede come si chiama quella canzone in cui Drefgold dice scrivo tutte parole. Parte Tesla con Sfera, intanto troviamo parcheggio abbastanza velocemente. C’è un po’ di confusione, è ora di aperitivo, ma troviamo un tavolo e nonostante il chiasso del tram che passa lì davanti ma le chiacchiere scorrono come lo spritz nelle cannucce. 


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