
NUMERO NOVE - DOGMA
Riempiamo le valigie e gli zaini di fanzine, qualcuno prende anche il computer per suonare e qualcun altro la camera per riprendere questa gita di famiglia di del team TLLT. La sera prima dell’evento da Giri Berlino, raggiungiamo Dogma nel suo studio. Si apre la porta e l’affusolata figura ci accoglie con un caloroso “Buonasera” sullo sfondo di una falegnameria. Il suo studio sta in una porta laterale. Fortunatamente la registrazione è già partita perché dopo averci spiegato che quello studio è anche la sua casa, Sasha fa una domanda che fa partire il domino.
S: Da quanto tatui?
D: Mi fanno sempre domande sul tempo, perché è cosi importante il tempo? Non capisco, non penso che lo sia. Io vivo il momento, non è che penso a quello dopo o a quello prima. Potrei tatuare da oggi, da ieri o da domani, ma lo farei comunque allo stesso modo, perché non mi focalizzo sul creare un'esperienza relativa al numero di volte in cui faccio qualcosa. Semplicemente mi lascio andare sul momento e vedo cosa esce, è lì il momento in cui crei. Quando ci si sofferma sul rifare una cosa già fatta perdi il ritmo, sei già vittima di te stesso, stai imitando e non creando.
S: Vivi così anche i graffiti?
D: Assolutamente si. L'unica cosa che mi ha frenato dal fare graffiti belli è stata il riprendere cose fatte in passato. Quando ho avuto tempo e spazio per stare tranquillo, ho fatto cose che mi sono piaciute. Quando sei sotto pressione hai una difficoltà data dalle circostanze, soprattutto nei graffiti dove devi stare a preoccuparti di non farti arrestare e di altre mille cose, mentre io voglio essere presente al mondo e libero, solo così puoi essere veramente creativo e fare cose che nessuno ha mai visto.


S: C'è un ambiente in cui sei più tranquillo di altri?
D: Vorrei dire di no, ma purtroppo le circostanze ancora mi trascinano verso il basso. Costruirti il presente è una base per vivere sereno, se no sei in una gabbia. La libertà ci ha permesso di arrivare a fare i graffiti. Poi dopo è entrato il fattore ego, ma li è un altro discorso...i graffiti vengono cancellati, i king diventano bolliti di 40 anni e tu ti guardi intorno e ti chiedi se quello che volessi fare fosse diventare il king o esprimerti. Il mio spazio creativo è astratto e vuoto e non è una questione di pratica, ci può arrivare chiunque in ogni momento, e lo auguro a tutti. È il momento in cui sei più vivo che mai.
And: Come ci arrivi a quello spazio?
D: Ci sono quelli che dicono della meditazione, io mi drogo. È uno strumento per arrivare direttamente a quel punto di perdita di ego e di libertà totale, in cui la mente è completamente vuota. A volte ci arrivo sobrio con la creatività, a volte no. Forse non dovrei dirle queste cose, però della tua opinione mentre leggi non me ne frega un cazzo. Adesso vi leggo qualcosa che ho scritto per farvi capire quello che per me è la creatività:
Il giorno in cui qualcuno capirà, tutto cambierà in un istante e nonostante nessuno se lo aspettasse, il cielo cambierà colore, assumendo forme che nessuno aveva immaginato prima. La novità sarà all’ordine del giorno e non avremo mai più modo di annoiarci perchè finalmente verrà sfondata la barriera che ci mantiene dall’essere superiore a noi stessi e vivremo con gli occhi di un bambino e con il cuore di un adulto. La mente non sarà altro che un’altalena dove spingerci maldestramente e spiccare il volo con un solo gesto vigoroso, una spinta vitale verso nuove idee e verso nuovi tratti del nostro carattere, verso l’avvicinarci agli altri parlando noi stessi. Un mare infinito e leggermente increspato che a seconda dei venti ridefinisce le correnti in figure geometriche e luminose, iridescenti armonie d’amore. Vedi, per me questo è essere creativi, è vivere il momento, lasciarti andare a quello che sei.
S: Cerchi di evitare la ripetitività?
D: Questa è una domanda molto acuta. Credo di si, non ci avevo mai riflettuto. In realtà ammiro quelli di New York che fanno sempre la stessa traccia, perché loro ritornano nel loro spazio creativo sempre nello stesso punto, e io non ci riesco. Creando si ricade nel fare qualcosa di brutto, è inevitabile, mentre questi ragazzi sanno rifare una cosa bella ogni volta e io lo rispetto. A volte rimpiango di non trovare la bellezza sempre nelle stesse cose. Lo stile è un vezzo.
A: Tu vuoi trasmettere qualcosa?
D: Sono passato da miliardi di fasi, ora sono in un posto sereno minacciato da chi rimane di certe idee. A me non interessa niente, perché il giorno che morirò, sarò morto. Io non voglio vivere per sempre, la vita è bella ed apprezzabile nella sua fugacità. Il punto é che una parte di me, che è il mio ego, che odio, vuole trasmettere qualcosa. Ma si può trascendere. L'unico e solo messaggio che voglio dare é vivere e godere delle cose, non di fare lotte inutili e dare un valore a tutto. Ho capito che il mondo dei graffiti non mi dà più spinta vitale, non voglio essere felice perché le persone mi ammirano, perché faccio vedere quanto sono bravo o per quante volte lo faccio in più degli altri.
S: è questo il Dogma?
D: Questo é il Dogma.
Dogma l’ha messo in chiaro subito: non voleva raccontarci la sua storia, dice che non sono le circostanze quello che conta, ma è il giungere a determinate conclusioni. In quest’intervista non ha fatto nomi e ci ha raccontato un solo aneddoto per farci capire quanto i graffiti in realtà spesso l’hanno fatto sentire più male che bene a causa di costruzioni e strutture imposte dall’esterno che hanno generato una lotta interna in cui per cui in realtà non aveva alcun interesse.
D: A Londra sono stato vicinissimo a fare la mia ultima metropolitana, l’ultima che ho dipinto è stata New York che come writer mi ha dato tanto, mi ha permesso di uscire da un sogno che mi ero costruito da solo. Comunque ero a Londra per fare la metro ed un ragazzo italiano che era con me, il Laoch, mi ha accompagnato. Ci ritroviamo in questa yard che avevo spottato. Dopo varie odissee, nella notte e nel freddo, circondati da grattacieli luminosissimi, casotti dei security sempre accesi con loro che ci dormivano dentro, ci ritroviamo a scavalcare questi mille cancelli col filo spinato più odioso che abbia mai trovato nella mia vita e arriviamo sui binari. La metro la vedevamo, ma veniamo puntati da una torcia. Io mi sono imparanoiato, mentre lui proprio non ha retto è uscito fuori, nonostante gli avessi detto di aspettare e di nasconderci lì da qualche parte. Dopo l’ho chiamato, ha riscavalcato ed è rientrato, pensate sto poveraccio che sbattimento s’è fatto. Allora ci riavviciniamo, ma il security ci ripunta la torcia. Decido allora di non accollarmela e di andare piuttosto a fare un backjump in un altro posto a 20 km da Londra. Al che Laoch mi dice "sai cosa? Io vado a casa a fare bel un pisolino”. Io ho tentato di manipolarlo e convincerlo, ma niente, sto bastardo. Io, come una bestia di Satana, sono andato. Ho preso un autobus, poi l’ho cambiato, sono andato lontanissimo e mi ritrovo nel nulla in mezzo a campi da golf, mezzo dormivo. Scendo dall’autobus e mi rendo conto di aver perso il cappellino che mi piaceva tanto e che mi aveva regalato un amico. Già così ero scazzato, per fare sta metro di cui non me ne frega un cazzo. Sono arrivato davanti al treno, la luna, gli alberi..e sai cosa? Me ne sono andato a casa. Me ne sono andato ed il giorno dopo sono stato da Dio. Quello é stato l’ultimo graffito che ho fatto con questa modalità. Adesso vado a dipingere, arrivo davanti al muro e godo come un riccio. Di tutte queste cazzo di inculate qua non ne voglio più sentir parlare. Sono felice di aver finito la mia carriera da writer.
L’intervista termina bruscamente, Dogma interrompe la registrazione dicendo che non vuole più che si registri. Noi non possiamo fare molto altro, è molto deciso e lo rispettiamo. Un po’ sbigottiti lo ringraziamo e lo salutiamo mentre si dirige in un bar a bere qualcosa prima di andare al Berghain. Lo rivediamo la mattina dopo, incredibilmente in forma, per dipingere la vetrina di Giri Berlino dove la sera ci sarebbe stato l’evento di lancio della sua zine, la nona di TLLT 2024.
Durante tutta la serata lui è rimasto chiuso in bagno ad accogliere senza dire una parola chiunque dovesse entrarvi, in sottofondo un audio schizofrenico di una voce digitale: era la sua performance. Il giorno dopo noi siamo ripartiti per l’Italia, mentre lui ha preso un volo per New York alle 8 del mattino, avrebbe passato tutto il mese seguente girando e tatuando negli States. Ha ridipinto la metro di New York.