
NUMERO SETTE - JERIS
Ci colleghiamo con Jeris in pieno Agosto e ci chiede se ci siamo preparati le domande. Noi no, ma Anna, che è in Corsica a vendemmiare, ce ne ha mandata qualcuna. In ogni caso Sasha rompe il ghiaccio come fa sempre:
Iniziamo con la domanda più classica: quando hai iniziato?
Beh, ottimo inizio! E avevi già un nome?
Quindi tu hai la stessa tag da sempre!

Roma in quel periodo aveva una scena attivissima, chi guardavi di più?
Ed eri anche nel giro hip-hop?
E i treni con chi hai iniziato?
A proposito di treni, tu sei un po’ un collezionista di modelli, ti piace andare a cercare le linee coi modelli particolari, linee private, robe anche difficili da disegnare…
Però non collezioni solo treni…
Hai delle scarpe apposta per disegnare?
E c’entra qualcosa anche la copertina della fanzine?
Tu sei stato un sacco anche a Firenze!
Essendo che sei in crew con Ero che è un vero punk, che rapporto hai con l’hip-hop adesso?
Una cosa che vuoi dire a qualcuno che legge sta roba nel 2040?
Sasha, da buon punk, se la ride soddisfatto. Chiudiamo la chiamata in questo clima, tutti per un attimo più leggeri. Per un attimo ho anche la sensazione di aver carpito un segreto: forse è così che si riesce a sopravvivere attraverso tempi molto diversi, dalla Roma degli anni ’90 fino alla scena del 2024, come un Gundam che attraversa le Galassie senza pensare a quanti asteroidi e comete dovrà schivare.
Iniziamo con la domanda più classica: quando hai iniziato?
Questa è una domanda difficile! Io ho iniziato quando ero megapiccolo. Quando andavo in giro con mio padre già a 5,6 anni lui mi faceva notare i graffiti, mi diceva “oh guarda quello che figo, guarda quel disegno”. Ricordo che una volta siamo finiti al mercato di Porta Portese la domenica e lì vicino c’era una hall of fame dedicata a Crash Kid che era morto pochissimo tempo prima, tipo nel ’97. Il pomeriggio stesso ho chiamato un mio amico e gli ho detto “oh ma iniziamo a fare i graffiti!”. Andavo dal ferramenta da solo a comprare le bombolette, avevo 11 anni, ero in prima media, e infatti alcune volte non me le avevano vendute. Tra l’altro con il primo spray che ho comprato mi sono messo a fare un tag e mi sono spruzzato in faccia ahahahah
Beh, ottimo inizio! E avevi già un nome?
Si, Jericho, che avevo preso da una canzone dei Prodigy che sono stati il firestarter. Poi era un po’ troppo lungo e l’ho abbreviato in Jeris, mentre il mio amico scriveva Fax, ma lui ha sempre fatto solo tag col fat, ora è qualche anno che non fa più nulla.
Quindi tu hai la stessa tag da sempre!
Si, sempre fedele!

Roma in quel periodo aveva una scena attivissima, chi guardavi di più?
All’Hall of fame di Crash Kid c’era tutta Rome Zoo e i TRV, quindi all’inizio ho guardato soprattutto quello, poi quando agli inizi del 2000 ho iniziato a fare i treni ho iniziato ad apprezzare i bomber, ZTK, NSA, THE, quelle robe là, roba incredibile.
Ed eri anche nel giro hip-hop?
Sisi assolutamente, a quei tempi era la cultura delle quattro arti, ho visto uno dei primi concerti del Truceklan!
E i treni con chi hai iniziato?
Da solo, sono sempre stato abbastanza solitario. Il primo treno era al bivio Mandrione, vicino Tuscolana, lasciavano un lay-up di giorno, un marmotta, il mio primo e unico marmotta tra l’altro perchè poi proprio in quel periodo hanno iniziato a pellicolare. Poi iniziai a farmi i TAF che facevano il servizio metropolitano e giravano un botto.



A proposito di treni, tu sei un po’ un collezionista di modelli, ti piace andare a cercare le linee coi modelli particolari, linee private, robe anche difficili da disegnare…
Si, nella fanza ad esempio c’è la Genova-Casella, che è un trenino di una linea piccolissima e ha tutti i vagoni con le livree diverse che si ispirano alle diverse livree che ha cambiato negli anni, questo l’ho letto in un libro che ho comprato. Forse quella linea è addirittura patrimonio dell’Unesco, ma forse è una cazzata. Comunque con un amico una volta l’ho trovato con un amico disperso in mezzo al nulla tanto che pensavamo fosse un trash, invece poi ha girato per mesi!
E poi c’è anche la Centovalli ed è uno dei miei modelli preferiti, l’ho fatta due volte. Nel 2010 ho fatto quella vecchia, beige e blu, mentre la seconda volta ho fatto quella anni ’90, non quella nuova bianca e blu. Siamo entrati nel capanno e mi ricordo che c’erano le lavatrici che andavano!
Però non collezioni solo treni…
In realtà colleziono tutto, sono un accumulatore seriale! Giacche, scarpe, principalmente vestiti, ma se fossi ricco collezionerei tutto, anche auto. Io sono in fissa col Giappone quindi comprerei una bella Jimny, una MX-5, una Lambo Countach che è un po’ gundam nel design…e poi una bella Panda utilitaria.
Hai delle scarpe apposta per disegnare?
Di solito le scarpe che sacrifico per disegnare sono quelle che hanno iniziato a rovinarsi, però l’ultima scarpa che utilizzo per disegnare sono delle Adidas ZX8000 in Gore-Tex in collaborazione con IRAK, dunque una scarpa nata per i graffiti, dunque le uso così.


E c’entra qualcosa anche la copertina della fanzine?
Essendo fanatico del Giappone, ci vado tipo una o due volte l’anno, sono collezionista e accumulatore seriale, sono megafan dei mecca, dei robottoni giapponesi e dei kaiju, quindi nella fanzine ci sono un po’ di foto delle sculture giganti che ho visto in Giappone. In quarta di copertina invece ce n’è uno che ho fotografato incredibilmente in Italia.
Tu sei stato un sacco anche a Firenze!
Si, mi piaceva tantissimo, ma non c’era molta scena. C’era stata forte fino a qualche anno prima, ma poi quando sono arrivato si era placata, molti avevano già smesso. Ho conosciuto delle persone incredibili, Ero e Zee, con cui abbiamo fatto NECP.

Essendo che sei in crew con Ero che è un vero punk, che rapporto hai con l’hip-hop adesso?
Ho sempre avuto due anime, oltre al rap ho sempre ascoltato anche punk-rock. Io sta roba che i graffiti sono legati all’hip-hop penso sia una leggenda tipo quella di Babbo Natale. Una cosa figa dei graffiti è che tra le quattro discipline dell’hip-hop rimane quella meno sputtanata, perché è quella in cui non sono entrati i soldi ed è il motivo per cui continuo a farli, sono molto real. Parlare di hip-hop nel 2024 è una cosa fuori dal tempo, mentre aveva senso parlare nei ’90/2000. Sia il punk che l’hip-hop negli ultimi anni non esistono più, musicalmente si sono adattati ai tempi, commercializzandosi, ma così facendo cambiano necessariamente i valori.
Una cosa che vuoi dire a qualcuno che legge sta roba nel 2040?
Vediamo intanto se ci arrivo io il al 2040 che mi sento già vecchio adesso, comunque in questo ho un’attitudine megapunk, non me ne frega un cazzo del futuro, non ci penso! Vivo giorno per giorno e penso che dovrebbero farlo tutti, io fino adesso non ho mai pensato al futuro.
Sasha, da buon punk, se la ride soddisfatto. Chiudiamo la chiamata in questo clima, tutti per un attimo più leggeri. Per un attimo ho anche la sensazione di aver carpito un segreto: forse è così che si riesce a sopravvivere attraverso tempi molto diversi, dalla Roma degli anni ’90 fino alla scena del 2024, come un Gundam che attraversa le Galassie senza pensare a quanti asteroidi e comete dovrà schivare.