PUFULETI NUMERO 10

Senza salutarmi mi dice che sono giorni di fuoco, sette o otto giorni di fila nella clinica dove lavora e quando non assiste in reparto corre in studio a chiudere il mix e master e a lavorare a una fanzina. Sento l’affanno sincero, lo immaginavo. Proprio per questo ho deciso di non insistere sommando ulteriore impegno a questo grande sforzo. Dunque a Pufuleti non ho chiesto della musica, del disco o del rap, o almeno non direttamente. Abbiamo fatto quattro chiacchiere da bar, proprio quelle da bar, non per modo di dire: è come se fossimo seduti al tavolino del bar sport a bere un bianchino bestemmiando contro Dazn che s’incanta.

 

Andrea: Comincerei in modo nostalgico visto che anche il video di Accesso all’Oblio inizia con dei video di inizio anni ’90 di te e della tua famiglia in Sicilia e in generale c’è sempre un po’ di romance nell’estetica e nel suono. Dov’eri il 4 Luglio 2006? Cosa ricordi? Era la sera della semifinale dei mondiali, Italia-Germania 2-0 con due gol al secondo supplementare, prima Grosso  al 119’ e poi Del Piero, un minuto dopo. E il 9 Luglio quando abbiamo vinto la finale?
Pufu: Mi ricordo benissimo, eravamo al maxischermo vicino al fiume a Saarbrücken, stavo con un paio di ragazzi della mia prima cricca. Io ero l’unico a tifare per l’Italia e più di una volta ho preso delle minacce. Mi ricordo anche che continuavo a dire sembra una partitella di allenamento. Poi la finale l’ho vista in un’altra città nella nostra regione, abbiamo fatto due giri in macchina, belli nchiummati, abbiamo suonato il clacson, fatti due giri e poi siamo andati a casa.
Comunque di quel mondiale mi è rimasta impressa una cosa: Qui gli italiani sono Gastarbeiter, lavoratori ospiti e siamo sempre stati i benvenuti, considerati come parte integrante della società tedesca senza particolari problemi. Io sono già della terza generazione. Dopo quella partita però ci sono stati degli episodi stupidi: pizzerie scassinate, alcune azioni razziste, commenti come che siamo solo dei "pizzaioli", "codardi e traditori"… Io non ho subito nulla a parte le minacce durante la semifinale ma è anche colpa mia perché sono sempre bello provocatorio, però mi ricordo un bel casino qui intorno e mi aveva stupito questa reazione di odio. Quel mondiale era troppo importante per i tedeschi, c'era un euforia pazzesca e questa non c'era né prima del 2006 e nemmeno dopo, penso che per gli italiani emigrati in germania vincere la semifinale contro la germania era più importante della finale. 

Andrea: Giocavi a Fifa alla Play? E chi sceglievi?

Pufu: Alla Fifa non giocavo, anzi ci giocavo ma dopo, all’inizio giocavamo sempre al Pro Evolution Soccer. Per il modo in cui si giocava a Pro Evo non c’era paragone con Fifa. Fifa non mi gasava tanto, invece in Pro Evo Christian Vieri sembrava tipo un nonnetto, i giocatori non avevano le facce come in Fifa, non avevano le licenze. Mi piaceva prendere le squadre di Serie B, e poi ricordo che facevamo i tornei con i miei amici. Quando abbiamo iniziato a fumarci le cannette facevamo le scommesse: se ti batto, mi dai 2g! Io non ero per niente male a giocare e lasciavo sempre i ragazzi senza fumo ahahahah. Gli dicevo: io ci metto 30 euro e tu mi dai 10 euro di quel cazzo di fumo che ti sei preso, ma ero sicuro di vincere. Alla fine gli regalavo un piccolo pezzo del fumo che gli avevo appena vinto e gli dicevo Fatti una bella serata! Ah ecco, adesso mi sta venendo in mente, poi ti potevi editare i giocatori! Una volta mi sono editato tutta la squadra e me li sono fatti tutti belli grandi e muscolosi, tipo tutti dei Taribo West, la palla non andava mai fuori e segnavo tutte le rovesciate!

Comunque al calcio ci ho giocato anche due o tre anni, da ragazzino. A un certo punto ci siamo trasferiti in un paese più piccolo, prima stavo vicino alla capitale Saarbrücken. Quando ci siamo trasferiti ho detto una grandissima bugia, cioè che giocavo nella squadra della città e quindi tutti mi ammiravano. Nel primo allenamento abbiamo fatto degli uno contro uno, io non avevo neanche le scarpe da calcio ed ero il più piccolo di statura, però ero tecnicamente uno dei più bravi. Mi ricordo che questa cosa generava tanta gelosia, ero l’italiano straniero senza neanche le scarpe da calcio che ti batteva facilmente. Poi a 13, 14 anni quando ho iniziato a fare altro, ad allenamento non ci sono andato più anche perché, nonostante tutto, l’allenatore non mi faceva giocare se non andavo all'allenamento e faceva giocare suo figlio!

Il calcio poi l’ho continuato a seguire, per anni, ma solo la Serie A italiana. La Bundesliga non mi ha attirato mai, né esteticamente ma non ha nemmeno quell’energia. Anche adesso lo seguo quando ho il tempo. Mio padre e mio nonno sono interisti e sono cresciuto con l'Inter classica, quella di Recoba, Cordoba, questi giocatori qua. I miei zii sono tutti juventini e milanisti e mi dicevano non puoi soffrire tutta la vita, cambia squadra! Con mio cugino ci sono riusciti, era interista e poi è diventato juventino! Forse gli avevano promesso una maglia, non lo so, tipici juventini. Ora mi guardo l'Inter o le partite tipo Sassuolo-Juventus, quelle belle, però non è che sono più accanito, né lo sono mai stato. I miei zii si, quelli vanno dappertutto, ma io no, sono stato una volta sola a San Siro mi pare.
Ora è già da qualche anno che mi sono iscritto in un club qui nella regione della capitale di Saarbrücken, il Djk Olympia Burbach. C’è uno dei miei migliori amici e poi due o tre altri amici più del giro.  Ancora non ce l’ho fatta a mandare la foto per la registrazione e non ho pagato i contributi, ma sono nella squadra. Allenamenti ne ho fatti due tre, però ci siamo più sballati che allenati. Non ci posso andare perché sono sempre troppo impegnato col lavoro, faccio 180 ore al mese e non ci rientro. Però vado a vedere le partite nei paesi qui vicino, la domenica a mezzogiorno, bevo la birra, mangio un bel würstel alla tedesca e guardo la partita con i miei amici.

 

Andrea: E in che ruolo giochi?
Pufu: Attaccante, fascia sinistra.

Andrea: Come Leão!

Pufu: Ah si, come Leão… quella pallina di Leao!

Andrea: Ahahahahah va che sono milanista, certe cose non me le puoi dire!

Pufu: Ah sei milanista, cugino mio! Ti voglio bene!

 

Andrea: Ahahahah anche io, fratello. Invece vedo che la squadra per il calcetto del mercoledì sera è già pronta: Pufu, Youngmorpheus, Theravada, Jake GHNM, Schmutz e Altea con Wun Two e Zutera da allenatori. Pensi possiate giocare bene insieme? Siete internazionali come ogni top team di oggi. E Altea in che ruolo gioca? Il calcio di scuola napoletana si sta facendo rispettare in tutto il mondo.
Pufu: Abbiamo due da Los Angeles, Morph e Theravada, e mi fa veramente piacere perché sono quei pochissimi che seguo anche se non ascolto tanto rap. Kool Keith é mio padre btw. Con Theravada ci siamo semplicemente scritti mentre Youngmorpheus stava nel sud della Francia con altri produttori e altri rapper e Jan (Wun Two) gli ha fatto ascoltare qualcosa di me, lui si è gasato. In realtà non gli avevo chiesto la traccia, ma Jan mi ha mandato questa part sua e mi ha detto di farci quello che cazzo mi pareva. Jake invece è della Florida ma è cresciuto in parte in Giappone ed ha vissuto anche in Germania, a Gelsenkirchen mi pare, dove c’è la base americana, ci siamo conosciuti qua tramite la musica. Lui scrive simile a come scrivo io, porta quel linguaggio che capisci solo se ci parli prima.
Zutera lo conosco da tre anni, è più piccolino. Tu immagina che il primo vinile rap che ha acquistato è stato il mio! È nella generazione dopo di noi ed è tra quelli che sta spaccando di più qui nella regione con la sua cricca.

Altea invece l’ho vista per la prima volta a Napoli quando mi hanno invitato i Thru Collected. Quella sera ci siamo svisti, però sai com’è, c’è tanta gente ai concerti, non è che abbiamo parlato e io fino a quel punto non conoscevo nemmeno che cosa facessero. Poi c’era Rainer, un ragazzo di loro, che mi ha fatto sentire un po’ di cose del loro gruppo e anche quelle di Altea. Assurdo! Così è andata e la traccia è bellissima, nata con molta intensità notturna, è una delle mie preferite dell’album. Comunque Altea la metterei da mezzala, la posizione in cui si è adattato adesso Calhanoglu.

 

Andrea: E invece chi sono gli avversari di questa partita al campetto?

Pufu: Voglio giocare contro una squadra che mi fa schifo, tipo il Bayern Monaco o il Real Madrid, anzi contro una delle squadre dell’Arabia!

Andrea:  Ma se poi quella sera con la tua nuova supersquadra fai una partita incredibile: Pufu poker, quattro gol! Il primo di rovesciata da centrocampo à la Ibra, una punizione potentissima à la Roberto Carlos, un gol di tacco al volo à la brasiliana e un rigore di cucchiaio à la Totti e ti arrivasse un’improvvisa e ricchissima offerta proprio dall’Arabia Saudita, accetteresti? Faresti come Neymar, Cristiano Ronaldo e tutti gli altri?

Pufu: Non ci ho pensato e non ci penso mai su ste cose, però adesso per giocarci… chi direbbe di no a quei milioni? È chiaro che fanno piacere! Però io sono bandiera, bandiera come Zanetti, bandiera come Maldini, bandiera come Totti, io non ci vado, bandiera resta bandiera! Uno almeno ci deve essere, oggi non ce ne sono più. Rimango al Sassuolo! Certo che ci sono quelli che ci vanno, alla fine attira, però scelgo sempre di restare nel mio range.

 

Ironia della sorte, tra le chiacchiere passano esattamente i 45 minuti di un tempo di una partita di calcio. Nel minuto di recupero Pufu mi dice che in questo tempo ha ricevuto tre cazzo di chiamate, per ribadire il ritmo forsennato di questi giorni: uno che era Richard di Usual, l’altra era l’amico che sarebbe il mio farmacista e l'ultima un mio amico che mi aspetta da mezz’ora per mangiare la zuppa Tom Yam. Non vorrei mai far freddare la zuppa, triplice fischio, il tempo è finito.

Perle ai porci esce il 15 Novembre ed è il terzo disco di Pufuleti. Io non l’ho sentito, ma dopo questa chiamata sono proprio dell’idea che Pufu la squadra non la cambierà mai, bandiera dell’underground, king del campetto.