NUMERO OTTO - LIFE
Qualche giorno dopo aver intervistato Jeris, chiamiamo Life, verso la fine di Agosto. È appena rientrato da Berlino. Ha conosciuto bella gente e fatto qualche bella action. Così ci racconta:
Ho appena fatto la metro di Berlino, è stato carino. Mi hanno spiegato più o meno come fare: dalla strada passi ai cespugli, dai cespugli trovi un buco nella rete, miglior buco nella rete di sempre. Stavano facendo i test con la metro nuova, quella che non è ancora in circolazione quindi si muoveva un po’ a caso lì davanti. C’era una finestra aperta, che però era mega in alto, per fortuna c’era un idrante su cui mi sono un po’ arrampicato, sono arrivato alla finestra, dalla finestra sono saltato sul tetto della metro, poi sono sceso e ho scelto il modello, come al mercato. Ho fatto quello figo, zigrinato. Io non l’ho fotato perché è arrivato il driver quando ho finito, invece l’ha ritrovato internet.
Comunque non è molto soddisfatto e ci dice che per vari motivi è anche stato molto stressante. In effetti ce lo si potrebbe aspettare a giudicare dalla sua fanzine.
Allora, ci spieghi la scelta della copertina? Perché questo spazio bucolico?
È la vista che ho dalla banchina della stazione più vicina alla fattoria in cui ho abitato per un po’, in Svizzera interna. È una foto che ho fatto mentre stavo andando a fotografare un graffito, quell’Universal che si vede dentro la fanzine. Quello è il contesto in cui disegno quei treni, è il mio contesto urbano e le mucche sono i miei homies. Ho fatto un video recentemente in cui si vedono i treni e si sentono solo i campanacci delle mucche, nient’altro, è magico.
Perché Life?
Ho cambiato tag compulsivamente per un sacco di tempo, è solo da un anno che tengo un nome più o meno riconoscibile, anche se comunque mi piace scrivere nomi diversi. Life viene da un videogioco, per me sono molto importanti, sono il quinto pilastro dell’hip-hop. Life viene da un videogioco del 2021 che si chiama Cruelty Squad. È fatto da Ville Kallio, un artista, ed ha fatto impazzire sia gli artisti che già lo seguivano sia i gamer a cui non frega un cazzo dell’arte. È violento su tutti gli aspetti, nei colori, nei suoni e nei contenuti. Un’esposizione prolungata a questo gioco ti desensibilizza. Dopo un paio d’ore che ci giocavo in campagna, quindi un ambiente completamente diverso, come dicevamo prima, avevo questo contrasto fortissimo e mi alienava completamente.
Hai mai giocato a Getting Up?
No, e a niente che c’entrasse coi graffiti, tranne GTA San Andreas dove però fare i graffiti è l’attività più noiosa. A me nei videogiochi piace molto fare esplorazione, soprattutto in quelli un po’ vecchi, Halo, Half Life, Portal, Doom (quello vecchio) dove puoi uscire dai confini della mappa e raggiungere posti dove non dovresti essere e dove si iniziano a vedere dei glitch che non ci dovrebbero essere. C’è molto ambient nel mio stile di gioco, è liminale. Posso mandarvi degli screenshot di posti dove sono stato ahahahah.
Ho anche spesso sognato questi luoghi, tipo yard nel bosco o lungolinea di cemento grigio perfetto e mi sveglio che sono contentissimo. E son tutti paesaggi che poi ritrovo in Svizzera. Ho pensato molto a cosa mi piacesse fare nei graffiti e questo tema di esplorazione in solitaria di posti è figo. Mi piace molto di più andare a dipingere in fattoria che in una città come Berlino che è super-satura e super-rumorosa. Infatti mi sono molto piaciuti i libri di esplorazione di Spair che gira e dipinge luoghi abbandonati attorno alla città. Parlando con Atfa24 li ha definiti in un modo che mi piace molto: graffiti in bottiglia, e mi piace molto sia trovarli che farli, sono come easter egg dei videogiochi ma nel mondo reale.
Però la gente a Berlino dipinge perché lo vede molta gente, mentre così non trovi che sia in qualche modo un controsenso? I graffiti hanno l’obiettivo di guardare “my name go by”, mentre così è come se dipingessi solo per le vacche, è un modo diverso!
Si, in un certo senso si. A me piace dipingere lì dove mi piace dipingere, mi scelgo gli spot con attenzione, non solo perché voglio ma proprio anche perché non ci riesco. Se mi dicono di fare una serranda io non so farla, non so come occupare lo spazio, invece se cammino nei tunnel dell’acqua penso “Woo, forte”. Mi piace prendermi il mio spazio, ma anche il mio tempo, quindi molto spesso pitto lentamente. A volte vorrei saper anche fare una serranda, però vedendole molto meno, non mi si pone così spesso il problema e comunque non mi ispira tantissimo.
Dipende anche da cosa hai guardato crescendo! Tu dove hai visto i graffiti all’inizio? Cosa ti piaceva ed ispirava?
Sono molto triste di quello che ho consumato all’inizio. A Bucarest era molto bello, i graffiti sui mattoncini rossi, ma poi arrivato in Ticino usavo internet malissimo e seguivo quelle paginacce di Instagram dove fanno i graffiti con 15 milioni di like tutti laccati e provavo a fare quelle robe lì. Se avessi trovato altro ora probabilmente sarei più forte, mi pento di aver consumato così tanta merda, ma non avevo soci che pittavano e non conoscevo nessuno in generale!
Poi Cacca, che ora è mio compagno di crew, è stato il primo che ho conosciuto e il primo a dirmi “grande, continua!”, lì c’è stata un po’ una svolta. Ho anche iniziato a uscire un po’ di più, ho iniziato a vedere molte cose dei PML e degli MTG che poi sono stati i primi contatti reali da cui poi è iniziato lo studio vero del mio stile, anche prendendo le distanze da quelle cose.
Ora hai diversi stili anche molto originali, alcuni dei quali richiamano molto la vecchia scuola. Che rapporto hai con l’old school?
Mi piace questa roba da vedere e non le vedo più tanto, oltre ad essere le prime che ho visto da piccolissimo a Bucarest, dunque ogni tanto provo a farlo. Così come in arte si studiano i grandi classici, io studio i graffiti dei 2000. Spero si veda comunque che è una reinterpretazione e non una fotocopia. Quando mi sono trasferito in Ticino i primi pezzi che ho visto erano di Pano della TRA (Trip Acrilica) e di Siero di fine anni ’90 / inizio 2000 che poi non ho più visto da nessun’altra parte. Ho scoperto solo poi che Pano era mio cugino e sono impazzito. Lui disegna ancora, fa delle cose stilose, anche delle tele.
A proposito di stile, la fanzine inizia in modo abbastanza curioso con un ambigramma Enigma, forse il primo ambigramma dei graffiti?
Non è il primo, c’era un tipo che scriveva Space in Svizzera che ne aveva già fatto uno e mi era sempre rimasto in testa.
L1
E che rapporto hai coi puppet?
I puppet spaccano e sono difficili da fare, videogiochi, cartoni animati… comunque a me piacciono le facce che ridono, io voglio che il mio pezzo sorrida perchè è felice. Anche il mio gang sign, che è un 87, in realtà girato è una faccina che sorride. Questa volontà deriva da un tipo del mio paese che falciava il prato per un’amica di mia nonna, Fausto, che poi ho scoperto che beveva un botto, quindi si sono spiegati i disegni che faceva. Io alle elementari ero fissato con gli scorpioni e questo tipo mi fa: “anche io disegno!”, allora è andato in furgone e ha tirato fuori questi disegni con dei puppet piuttosto infantili con faccine che sorridono, roba veramente sciocca. Io ci sono rimasto male perchè quel giorno volevo scorpioni e mi aspettavo tutt’altro, invece lui mi dice “questo qui sorride perchè… è felice : )”. Questa cosa mi è rimasta impressa nel cervello! Fausto lo vedo ancora in giro, gli ho chiesto di farmi rivedere i disegni ma beve un botto e non si ricorda mai. Allo stesso tempo però l’ispirazione dei miei disegni è molto aggressiva, se ripenso al videogioco di Life.
Qualcosa che vuoi lasciare ai posteri, a qualcuno che legge quest’intervista nel 2034?
Non lo so, non sono bravo ad improvvisare, se fossi stato bravo ad improvvisare avrei fatto le serrande!
Life sembra soddisfatto del paragone del suo stile con l’Happy Hardcore, colori felici e sgargianti che contrastano con le forme metal. Aggiunge il concetto di biomeccanico, ciò che è soffice e tagliente allo stesso tempo. Tutto evoca un senso di contraddizione, di paradosso, ma cos’altro ci saremmo potuti aspettare da chi sta in crew con dei bovini? : )